sabato 3 aprile 2010

Pensieri - Slowing down...

Consiglierei di leggere questo post mettendo Even Flow dei pearl jam. O anche qualcos'altro che vi piace, è lo stesso.

Oggi ono 3 giorni che sono a Siena. In un batter d'occhio, sono rientrato nel flusso della vita che conducevo quando studiavo, o che ho condotto negli ultimi 4 mesi, in cui sono stato (più o meno) a casa.

Mi conoscete e sapete che a me piace girare, anzi più che girare, mi piace vivere all'estero. Questa di Madrid, vista in retrospettiva è la terza volta (dopo l'Irlanda e gli USA), la più seria, la più lunga e, forse anche l'ultima, dato che durerà altri 13 mesi. Ora...là circondato da altre 30 nazionalità (cazzo, se avessimo i caschi blu, sembreremmo l'ONU. C'abbiamo pure il kuwait! Facciamo giocare a pallone insieme Egitto e Israele! Quindi siamo meglio dell'ONU in effetti) con gente che, ad esempio, è nata in India, si è trasferita a 9 anni a Singapore, ha fatto l'università in Australia e poi è venuta in Spagna, mi sento piuttosto normale, anzi, se vogliamo, limitato (l'europeo, per sua natura, è ancora all'impero romano: per noi il globo tende a finire nel Medio Oriente), visto che sono stato solo in 3 continenti in vita mia.

Tornando qua invece è come sbarcare su un altro pianeta. In tutti i sensi. Con tutti i suoi vantaggi e svantaggi. In tutta onestà, sapete che Siena mi è sempre andata stretta. Dimensionalmente, sono più da Roma che da Siena, anche se la capitale è una bolgia tale, che ti mette a dura prova.

E però...però...il paesaggio, i riti del paesino come la spesa al minimarket sotto casa, la passeggiatina in piazza, la cena nei soliti posti (che anche se cambiano gestione li conosci tutti, non è che sbucano fondi nuovi per ristoranti da zero), la mia casa dove tutto evolve ma nulla cambia davvero...e ancora la mia macchina, il piazzale sotto casa mia, l'ufficio postale minuscolo...questo rallentare, scendere dal treno che ho preso il 7 gennaio 2008 (giorno di ingresso in McKinsey)...che dire, è una bella sensazione.

Non è una cosa a cui aspiro, sicuramente: non voglio passare una vita in una dimensione che, per quanto confortevole, rimane minuscola e per me non percorribile (scusate se cito Einstein: "La mente che si apre a nuove dimensioni non torna mai alla dimensione precedente") però, contro ogni previsione mi rendo conto che è una bella sensazione: come un focolare d'inverno che ti scalda le mani, come un cuscino caldo che qualcuno ha scaldato per te.

Dura poco però è bello. Il che porta a pensare a quanto siano vere due cose: la prima è che si può andare ovunque, ma non si può fuggire da se stessi: ciascuno di noi è, nel bene e nel male, il risultato dell'ambiente in cui è vissuto, combinato con la propria personalità. Che mi piaccia o no, Siena mi ha formato, in un modo o nell'altro. La seconda invece è che girare è bello, ma avere radici è fondamentale: senza un luogo in cui tornare, senza uan base dove venire accolti senza se e senza ma, siamo come semi trasportati dal vento: indubbiamente liberi, ma non sviluppati nelle piante che dovremmo diventare, e quindi impossibilitati a mettere a frutto ciò cheportiamo dentro di noi.

Concludendo: è bello avere una Casa. Ovunque sia.

2 commenti:

  1. "This is the beautiful land
    Where we were born
    The nature, the colors that I love
    The place in this world that I belong

    This is the beautiful land
    Where I Was born
    The nature, the lining of your soul
    The place where you will always return"

    Tratto da Lisert, Elisa

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  2. A tal proposito, da ascoltare Mama said dei Metallica.

    Non meglio di Even flow, ma il testo ci sta tutto.

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